Latest posts

La cannabis legale in Europa: panoramica, leggi e prospettive

1. Introduzione

La cannabis light, ovvero le infiorescenze di canapa con un contenuto di THC molto basso, è ormai da anni al centro di un acceso dibattito. Considerata da molti un prodotto sicuro e sostenibile, ha però incontrato ostacoli normativi, interpretazioni discordanti e decisioni giudiziarie spesso contrastanti.

Per capire meglio la situazione, è utile guardare non solo all’Italia ma anche al contesto europeo, dove le scelte dei vari Stati mostrano un mosaico complesso e in continua evoluzione.

2. Italia

In Italia, la base normativa è la Legge 242/2016, che promuove la coltivazione della canapa industriale. Questa legge però non chiarisce il destino commerciale delle infiorescenze, creando incertezze.

Nel 2019 la Cassazione a Sezioni Unite stabilì che la vendita di derivati della canapa non rientrava automaticamente nella legalità, salvo che non avessero effetti droganti. Una sentenza che lasciò aperta la porta a interpretazioni.

Nel 2025 il Decreto Sicurezza (art.18) ha introdotto restrizioni più severe, con il rischio di criminalizzare nuovamente la filiera. Tuttavia, diversi tribunali, come quello di Trento e il TAR Lazio, hanno riconosciuto la legittimità della vendita di infiorescenze a basso THC, a condizione che non abbiano effetti psicotropi.

La situazione italiana resta quindi caratterizzata da un contrasto tra legge scritta e giurisprudenza, dove le decisioni dei giudici stanno giocando un ruolo decisivo.

3. Germania e Paesi Bassi

La Germania è oggi al centro dell’attenzione: nel 2024 ha approvato una legalizzazione controllata della cannabis ricreativa, con associazioni di coltivatori e progetti pilota per la distribuzione regolamentata. Questo ha rafforzato la posizione della cannabis light come prodotto legittimo e integrato nel mercato.

I Paesi Bassi, storicamente legati al modello dei coffee shop, hanno sempre tollerato la vendita di cannabis. Tuttavia, la coltivazione è rimasta a lungo in un limbo, tanto che oggi il Paese sta avviando un esperimento di produzione regolamentata per chiudere definitivamente la filiera.

4. Malta e Lussemburgo

La Malta è stato il primo Stato europeo a legalizzare pienamente l’uso personale della cannabis, permettendo la coltivazione domestica e l’istituzione di club sociali.

Il Lussemburgo ha seguito una strada simile, legalizzando il possesso e la coltivazione per uso personale. Questi due piccoli Stati rappresentano un laboratorio politico importante, mostrando come la cannabis possa essere regolata in maniera chiara e trasparente.

5. Spagna e Francia

La Spagna adotta un modello particolare: non esiste una legalizzazione nazionale, ma i cannabis social club operano in una zona di tolleranza, riconosciuta in alcune regioni.

La Francia, invece, rimane uno dei Paesi più restrittivi. Nonostante alcune aperture sul CBD a seguito delle sentenze della Corte di Giustizia UE, la cannabis light continua a scontrarsi con divieti e controlli serrati.

6. Svizzera

La Svizzera rappresenta un caso interessante: pur non essendo nell’Unione Europea, ha avviato progetti pilota di vendita legale della cannabis, regolati e monitorati dalle autorità. Inoltre, ha da tempo consentito la commercializzazione di infiorescenze con THC fino all’1%, una soglia molto più alta rispetto agli standard UE.

Questa scelta rende la Svizzera un punto di riferimento per molti operatori e un esempio di approccio pragmatico.

7. I nostri vicini: Slovenia e Austria

Essendo confinanti con l’Italia, meritano attenzione anche Slovenia e Austria.

La Slovenia mantiene una posizione piuttosto rigida, con divieti chiari sul commercio di infiorescenze, anche se negli ultimi anni cresce il dibattito su possibili aperture.

L’Austria invece consente la vendita di piante di canapa e prodotti CBD, ma non delle infiorescenze destinate al consumo. Anche qui ci sono interpretazioni controverse e dibattiti parlamentari in corso.

Queste differenze tra Paesi confinanti con l’Italia mostrano il rischio di disparità transfrontaliere, che incidono sia sul commercio che sulla mobilità dei consumatori.

8. Criticità e prospettive future

Nonostante alcuni progressi, il settore resta segnato da zone grigie:

  • limiti di THC diversi da Stato a Stato
  • confezioni con etichette ambigue (“uso tecnico”, “collezione”)
  • sequestri e processi che colpiscono anche aziende in regola
  • disparità di applicazione delle norme da parte delle autorità

Per il futuro si intravedono però sviluppi positivi:

  • la Politica Agricola Comune ha portato la soglia UE al 0,3% di THC per la canapa industriale
  • la Corte di Giustizia UE potrebbe intervenire per chiarire i limiti della libera circolazione
  • diversi Stati stanno sperimentando modelli regolamentati, aprendo la strada a un possibile allineamento europeo
  • cresce la richiesta di trasparenza, certificazioni e filiere controllate

9. Riflessione conclusiva

La vicenda della cannabis light mostra un settore vivace ma ancora fragile.

La canapa è una pianta poliedrica: trova applicazioni in tessile, alimentazione, cosmetica, edilizia, bioenergie e benessere. Una risorsa che può sostenere un’economia più verde e innovativa.

Ciò che manca è una normativa chiara e armonizzata, capace di sostenere le imprese e proteggere i consumatori. In assenza di regole univoche, resteranno le incertezze e le disparità.

La sfida per i prossimi anni sarà quindi quella di riconoscere pienamente il valore della canapa light, costruendo un quadro normativo trasparente, europeo e sostenibile.

Leave a comment

Nuovo Registro conti

Hai già un account?
Entra invece O Resetta la password